INFORMAZIONI SUL GIUDICE
Il giudice è un istanza celebrare conosciuta in psicologia classica come Superego, immaginalo come un programma nella nostra mente.
Nasce nei primi anni di vita grazie al condizionamento che le figure di accudimento ci hanno trasmesso allo scopo di imparare a sopravvivere nell’ambiente esterno .
Cos’è, come nasce. Il problema dell’aggiornamento.
Stabilisce cosa è giusto e cosa no, come dobbiamo essere e come vogliamo che gli altri ci percepiscano, creano i limiti che ci garantiscono la sopravvivenza al costo però della nostra libertà e questo è necessario come parte dello sviluppo della psiche umana, il problema è che non c’è aggiornamento, che il software installato a 2 anni di vita non è più adatto al nostro sistema attuale e molti di noi si stancano di vivere in una condizione che chiamiamo fascia di sopravvivenza e vogliono iniziare a Vivere.
Per esempio:
A due anni ho bisogno di sapere che se mi allontano dalla mia zona di confort (raggio di azione della mamma) metto a rischio la mia vita…
Dopo qualche anno questo non è più vero e anzi spesso è proprio oltre la zona di confort che si trovano importanti intuizioni sulla mia vita che mi permettono di scoprirne le parti più profonde ed integrarle per procedere nel mio percorso di crescita.
Disfunzionalità e identificazione col giudice.
La modalità di funzionamento di questo programma è molto familiare a chiunque si sia guardato dentro almeno una volta.
Giudicare persone, comportamenti, ambienti, momenti ecc.. è il pane quotidiano della mente ..
Gli uomini pensano ad una sola cosa, i politici sono dei ladri, la scuola non serve a nulla, i bambini non hanno più rispetto …
Altrettanto comune è giudicare se stessi: sono troppo grasso, troppo magro, sono stato troppo invadente o troppo in mostra, non voglio essere così, sono il migliore nel mio campo, io ho capito ma tu proprio non ci arrivi ecc.. ecc..
Questo porta un’evidente carico emotivo che può andare dalla vergogna, al senso di colpa, all’ansia, al bisogno di essere apprezzati, alla rabbia costante verso l’esterno, frustrazione e molte altre.
Perché non è vero! Non è vero che sono sbagliato se commetto un’errore, non è vero che la mia verità è l’unica verità (perché non ho più due anni… )
Ogni verità è soggettiva, ogni punto di vista ha tanto valore quanto gli altri.
Qui inizia ad evidenziarsi un errore di fondo.
l’identificazione col giudice o con l’imputato.
Spesso viviamo convinti che sia io quello speaker che ascolto costantemente nella testa, che sia la mia voce quella li e che quei giudizi sono io a darli/riceverli.
Ma se fosse così non ci sarebbe bisogno di una voce! la voce parla perché qualcuno la ascolta…
Allora chi è che ascolta la voce???
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Il loop.
Oltretutto questo meccanismo costante brucia un sacco di energia, perché è ciclico.
Attacco (violento o manipolativo) > reazione > attacco (violento o manipolativo)
Sia verso dentro che verso fuori il meccanismo è uguale, chi non ha mai fatto una litigata eterna col partner arrivando al punto in cui non ci si ricorda nemmeno più perché si litigava…
Il perché è semplice, per avere ragione.
E avere ragione diventa importantissimo quando sono io ad essere sbagliato se ho torto o ad essere giusto se ho ragione.
Se mi identifico con chi attacca o con chi subisce metto in gioco ben di più della sola ragione metto in gioco il mio valore come essere perciò si fanno le guerre.
C'è una bella differenza tra "ho sbagliato" e "sono sbagliato" !!!
La risorsa.
Tutto ciò può diventare un terreno di battaglia oppure un campo da coltivare.
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Se sono presente mi posso accorgere di questo meccanismo.
Non appena riconosco lo schema sono fuori dall’identificazione (se io sono quello che si accorge non posso essere io quello che parla) e posso iniziare ad indagare.
Quando mi addentro nella Pratica posso notare che ogni cosa mi riporta al centro, ogni esperienza ha un soggetto che la vive, così ogni momento può diventare meditazione, rumore o silenzio , giudizio o neutralità che sia.
E Pian piano lo speaker ricomincia ad assumere il suo ruolo naturale, quello di consigliere, non di imperatore.
Allora quando c’è bisogno entra anche in funzione, senza sforzo e senza guerre.
Per esempio nei momenti in cui è in gioco la sopravvivenza , importanti scelte lavorativo-economiche o semplicemente quando ho bisogno di una guida.
In questo modo il messaggio diventa qualcosa che sostiene il mio benessere attraverso il riconoscimento della mia autenticità.
